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domenica 28 agosto 2016

Terremoto: da questa ulteriore tragedia ne consegua un nuovo punto di partenza!



Il silenzio, ho scelto il silenzio in questa settimana dove in tanti, troppi forse, hanno parlato. Ognuno ha voluto dire la sua, qualcuno usando i social come mezzo per poter condividere il dolore, altri invece come sfogo di frustrazioni. Ho letto tanti post di persone sinceramente tristi e angosciate, poi ho letto anche le solite sterili polemiche; chi se la prende con Dio, chi con i politici, chi inveisce contro gli immigrati e c’è chi addirittura con la nota amatriciana di Amatrice, insomma, la solita kermesse immancabile di persone che non sanno stare in silenzio. Persone che non hanno rispetto per il dolore altrui, per la terribile tragedia, per i morti, per le loro famiglie distrutte.
Perché pensiamo che ai terremotati, a chi ha perso una persona cara o la casa o addirittura entrambe le cose, possa veramente interessare qualcosa di quello che scriviamo sui social? No! E allora facciamo silenzio, stringiamoci forte gli uni agli altri, idealmente uniamo tutta l’Italia e facciamogli sentire che gli siamo vicini, che non sono soli, che il loro dolore possono condividerlo con noi, ma facciamolo senza far rumore.

Passato questo momento di tragedia, poi, dovremmo interrogarci se come cittadini, come amministratori abbiamo fatto abbastanza per evitare tutto questo, chiediamoci se nei momenti di “calma”, quando la terra ci da tregua, facciamo il possibile perché non succeda più. Chiediamoci se passata questa ondata di emozioni forti, tornando alla nostra vita di tutti i giorni, penseremo a quei 290 morti, a tutti gli sfollati, a chi vive ancora in zone non sicure.
Già, perché è questo il punto, sappiamo benissimo che il nostro Bel Paese purtroppo è uno delle località a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l'intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, determinando un impatto sociale ed economico rilevante.

La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l'accavallamento dei blocchi di roccia. La pericolosità è inferiore a paesi come California o Giappone, ma la vulnerabilità è maggiore per la fragilità del patrimonio edilizio.
Ecco, segnatevelo bene: FRAGILITA’ DEL PETRIMONIO EDILIZIO, questo significa che tantissimi degli edifici in cui abitiamo non sono sicuri.
E consideriamo che circa 24 milioni di persone vivono in zone ad alto rischio sismico.
I terremoti che hanno colpito la Penisola hanno causato danni economici consistenti, valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 135 miliardi di euro, che sono stati impiegati per il ripristino e la ricostruzione post-evento. A ciò si devono aggiungere le conseguenze non traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico, monumentale. Abbiamo perso circa 4.720 vite.

Una seria prevenzione sarebbe costata meno!

Prevedere un terremoto è impossibile, dicono i geologi, ma prevenire è possibilissimo!
In un'intervista Andrea Tertulliani, sismologo e primo ricercatore dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), risponde così:

 — Il terremoto è avvenuto in una zona altamente sismica. La cosa che ci si chiede sempre dopo queste tragedie: si poteva prevenire? E in generale è possibile prevedere un terremoto?
 — Un terremoto non si può prevedere, sapere prima quello che succederà non è possibile in questo campo. Si può invece prevenire costruendo adeguatamente in modo antisismico. L'unica prevenzione è quella di costruire edifici che resistano alle scosse di terremoto.
 — L'Italia tutta ha più zone a rischio sismico. Si fa abbastanza in prevenzione a suo avviso?
 — L'Italia è in ritardo in questo campo, ci sono molte aree nel Paese che pur essendo sismiche, hanno costruzioni antiche dovute al patrimonio storico, è tipico per il nostro Paese. I terremoti spesso avvengono nelle zone montuose, dove vi sono piccoli centri. Sono luoghi difficili da adeguare.
— Per quanto riguarda gli edifici vecchi, si può fare qualcosa, renderli antisismici?
 — Certo! Si può intervenire per rendere più resistenti le costruzioni vecchie. Questo ha un costo che evidentemente non tutti riescono a sopportare. Con pochi accorgimenti anche una casa di pietra potrebbe essere messa in condizioni adeguate per non farla almeno crollare sugli abitanti. In Italia su questo piano si fa ancora molto poco.
 — Quali sono le misure da prendere in primis?
 — Innanzitutto bisogna far osservare le norme antisismiche, che in Italia ci sono. Tutto il nuovo deve essere costruito in una determinata maniera, purtroppo non si può obbligare il vecchio ad essere adeguato. Andrebbe fatta un'importante opera di educazione della popolazione, in maniera che chiunque fosse consapevole della propria casa: se non adeguatamente rinforzata potrebbe cadere, perché si trova in una zona sismica.
 — Questo è un tema che dovrebbe essere all'ordine del giorno sempre, non basta parlarne solo dopo queste stragi. Possiamo dire che siamo di fronte ad un problema culturale più ampio?
— Esattamente, in Italia purtroppo siamo abituati ad affrontare le emergenze quando avvengono e a non essere pronti a prevenire con delle politiche di ampio respiro, che sicuramente gioverebbero ad un Paese sismico come il nostro.

Andrebbe fatta un'importante opera di educazione della popolazione, in maniera che chiunque fosse consapevole della propria casa: se non adeguatamente rinforzata potrebbe cadere, perché si trova in una zona sismica.

Il nocciolo della questione è questo: la ristrutturazione per i privati ha costi alti, il governo dovrebbe offrire incentivi per incoraggiare un piano di sicurezza nazionale. Ma con uno dei debiti pubblici più alti in Europa, l’Italia può difficilmente permettersi generosi finanziamenti al settore privato o un massiccio piano di investimenti pubblici.

Ma qualcosa deve cambiare, dobbiamo cominciare a pretenderlo!

Vi lascio un’ultima brutale immagine, la scuola di Amatrice… se questa ennesima tragedia si fosse verificata il 24 settembre alle ore 9,00, anziché il 24 agosto alle 3,36, noi avremmo perso diverse generazioni di ragazzi. Pensiamoci…



 In collaborazione con:
 www.ingservoli.it

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