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lunedì 25 luglio 2016

Un giorno di pioggia al centro commerciale...



Non chiedetemi perché mi sia venuta questa idea malsana, francamente non lo so, probabilmente era solo disperazione. Sei lontana da casa, piove e l’unica cosa che ti viene in mente di fare è ammazzare qualche ora in un posto con qualche migliaio di persone, una bimba di 20 mesi, il secondo giorno di ciclo e tre borse sopra un passeggino, praticamente l’apocalisse!
Prima di tutto devi cercare di non perdere di vista quella specie di uragano che hai per figlia, non la ritroveresti mai, nemmeno se ingaggiassi Rex; quindi fai a turno con tuo marito per tenerle il braccio e quindi spezzarti la schiena, chiedendo scusa ogni tre secondi alla gente a cui andrai a sbattere per tentare di arginare la sua vivacità; schivando cani di ogni taglia e razza, altri passeggini, piante, vetrine e carrelli. Dovrebbero metterla come disciplina olimpica, noi saremmo medaglia d’oro e d’argento. Nel frattempo chi tiene il passeggino non deve abbandonare nemmeno un attimo le borse e farsi largo per seguire il resto della famiglia, che nel frattempo ha effettuato il miglior giro nel tracciato del primo piano del centro commerciale; tenti di buttare l’occhio in qualche negozio, ma come giri un attimo la testa, immancabilmente imbarchi qualche poveraccio che se ne stava lì tranquillo e per la costernazione e la vergogna ti scusi pure in aramaico. Potrebbe anche sfiorarti per un secondo l’idea di entrare in un negozio a provare quella graziosa maglietta in vetrina, perché no? Ma certo, perché non provarci, solo perché devi fare a pugni con altre 20/30 scalmanate in cerca dell’occasione eccezionale e una mezz’ora di fila per il camerino sudando come in una sauna finlandese? No, non ce la posso fare, meglio una maglietta in meno! E’ così, alla fine abdichi perché già la tua salute psico-fisica è in bilico e rischi di fare una carneficina ogni metro di quell’inferno di cemento e vetrine, meglio non andarci a cercare, come consiglierebbe la vecchia cara nonna.
E se la pupa ha fatto la cacca? Comincia pure a correre, cercando un fasciatoio per tre piani, due chilometri e alla fine devi fare la fila. Hai davanti tante mamme calme e tranquille che sorridono felici, come se si stessero rilassando in una SPA, parlano, ridono e scherzano fra di loro e tu? Se ti va bene ti senti un alieno. Ma il momento migliore, quello in cui devi per forza dare il meglio, è il pranzo. La scena che ti trovi davanti è esattamente questa: un numero incalcolabile di persone, che ha la tua stessa esigenza, è già stazionata davanti ai banconi nei vari ristoranti, pizzerie, fast food, etc, file chilometriche si snodano dalle casse, tua figlia urla dalla fame, tutti urlano per qualche motivo o semplicemente perché c’è una bolgia clamorosa e parlando in tono normale non ti sentirebbe nessuno, nemmeno a cinque centimetri di distanza. La scelta è: fai strillare la belva fino al primo ristorante fuori da quella baraonda, oppure ti butti in mezzo e quello che succede, succeda! Chiaramente ti tocca la seconda opzione e allora ti metti nei panni di Indiana Jones, fai un paio di grossi respiri e vai. La missione di tuo marito sarà altrettanto ardua, perché portandosi dietro la bimba sul passeggino dovrà aguzzare la vista e cercare un tavolo, se lo trova dovrà fare uno scatto da perfetto centometrista e senza uccidere nessuno, accaparrarselo, che coincide esattamente con un sei al superenalotto. Se riesci ad uscire da tutto ciò indenne, sei pronta per qualsiasi cosa, non puoi avere più paura di nulla, il peggio è veramente passato. E ora datemi un caffè!

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