Non chiedetemi perché mi sia venuta questa idea malsana,
francamente non lo so, probabilmente era solo disperazione. Sei lontana da
casa, piove e l’unica cosa che ti viene in mente di fare è ammazzare qualche
ora in un posto con qualche migliaio di persone, una bimba di 20 mesi, il
secondo giorno di ciclo e tre borse sopra un passeggino, praticamente l’apocalisse!
Prima di tutto devi cercare di non perdere di vista quella
specie di uragano che hai per figlia, non la ritroveresti mai, nemmeno se
ingaggiassi Rex; quindi fai a turno con tuo marito per tenerle il braccio e
quindi spezzarti la schiena, chiedendo scusa ogni tre secondi alla gente a cui
andrai a sbattere per tentare di arginare la sua vivacità; schivando cani di
ogni taglia e razza, altri passeggini, piante, vetrine e carrelli. Dovrebbero metterla
come disciplina olimpica, noi saremmo medaglia d’oro e d’argento. Nel frattempo
chi tiene il passeggino non deve abbandonare nemmeno un attimo le borse e farsi
largo per seguire il resto della famiglia, che nel frattempo ha effettuato il
miglior giro nel tracciato del primo piano del centro commerciale; tenti di
buttare l’occhio in qualche negozio, ma come giri un attimo la testa, immancabilmente
imbarchi qualche poveraccio che se ne stava lì tranquillo e per la
costernazione e la vergogna ti scusi pure in aramaico. Potrebbe anche sfiorarti
per un secondo l’idea di entrare in un negozio a provare quella graziosa
maglietta in vetrina, perché no? Ma certo, perché non provarci, solo perché
devi fare a pugni con altre 20/30 scalmanate in cerca dell’occasione
eccezionale e una mezz’ora di fila per il camerino sudando come in una sauna
finlandese? No, non ce la posso fare, meglio una maglietta in meno! E’ così,
alla fine abdichi perché già la tua salute psico-fisica è in bilico e rischi di
fare una carneficina ogni metro di quell’inferno di cemento e vetrine, meglio
non andarci a cercare, come consiglierebbe la vecchia cara nonna.
E se la pupa ha fatto la cacca? Comincia pure a correre,
cercando un fasciatoio per tre piani, due chilometri e alla fine devi fare la
fila. Hai davanti tante mamme calme e tranquille che sorridono felici, come se
si stessero rilassando in una SPA, parlano, ridono e scherzano fra di loro e tu?
Se ti va bene ti senti un alieno. Ma il momento migliore, quello in cui devi
per forza dare il meglio, è il pranzo. La scena che ti trovi davanti è
esattamente questa: un numero incalcolabile di persone, che ha la tua stessa
esigenza, è già stazionata davanti ai banconi nei vari ristoranti, pizzerie,
fast food, etc, file chilometriche si snodano dalle casse, tua figlia urla
dalla fame, tutti urlano per qualche motivo o semplicemente perché c’è una
bolgia clamorosa e parlando in tono normale non ti sentirebbe nessuno, nemmeno
a cinque centimetri di distanza. La scelta è: fai strillare la belva fino al
primo ristorante fuori da quella baraonda, oppure ti butti in mezzo e quello
che succede, succeda! Chiaramente ti tocca la seconda opzione e allora ti metti
nei panni di Indiana Jones, fai un paio di grossi respiri e vai. La missione di
tuo marito sarà altrettanto ardua, perché portandosi dietro la bimba sul
passeggino dovrà aguzzare la vista e cercare un tavolo, se lo trova dovrà fare
uno scatto da perfetto centometrista e senza uccidere nessuno, accaparrarselo, che
coincide esattamente con un sei al superenalotto. Se riesci ad uscire da tutto
ciò indenne, sei pronta per qualsiasi cosa, non puoi avere più paura di nulla,
il peggio è veramente passato. E ora datemi un caffè!
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